Riproduzione di parte del manoscritto olografo del Fukanzazengi datato 1233.

Fukan zazengi

Questa che segue è una possibile traduzione del FUKAN ZAZENGI. Una versione “inedita” a cura della Stella Del Mattino, la trovate QUI.

di Dogen Zenji

lettura del brano e un breve commento da parte di Massimo Daido Strumia

Se investighiamo (a fondo), (vediamo che) il fondamento originario della Via è completo in sé e onnipervasivo, perché quindi usare definizioni posticce come pratica e illuminazione? Perché sprecarsi nella ricerca di mezzi abili dato che l’insegnamento è in sé libero da lacci? Neanche a dirlo, la realtà sta al di là della polvere, (perché, allora) vi sono persone che pongono fiducia nei mezzi (rappresentati dal) del pulire?
Nessuna cosa è separata da questo luogo, ciononostante, la gente si sforza per la pratica. Però, se vi è una separazione (grande) come un capello sottilissimo, il Cielo e la Terra si separano nettamente; se sorge anche solo un po’ (la percezione) degli opposti si perde il cuore nella confusione. Per esempio, anche se siamo orgogliosi della nostra comprensione della dottrina, e abbiamo una illuminazione profonda, anche se si è ottenuta la saggezza che comprende con un colpo d’occhio, anche se si è Ottenuta la Via e si è purificato il cuore (e la mente), e si ha sviluppato una determinazione tale da dare l’assalto al Cielo, aggirandosi nelle vicinanze dell’entrata (dell’illuminazione), si manca il sentiero vivifico che porta alla liberazione.

Anche nel caso di lui di Gion (Shakyamuni Buddha) che era saggio per natura, si vedano le tracce lasciate del suo sedersi eretto per sei anni e nel caso di colui di Shaolin, Bodhidharma, che ha trasmesso il sigillo del cuore, si sente (ancora) parlare dei nove anni del sedersi di fronte al muro Gli uomini del passato erano così e come potrebbero gli uomini attuali mettere (ciò) in discussione?

Quindi, bisogna, in modo naturale, smettere di dedicarsi alla comprensione dei testi inseguendo i discorsi e rincorrendo le parole; in modo naturale, bisogna imparare a tornare sui propri passi girando la luce e riflettendola verso l’interno. Il corpo e la mente in modo naturale vengono lasciati cadere e apparirà il vostro volto originario. Se desiderate ottenere questa cosa, dovete darvi da fare in quel senso in fretta.

Dunque, per fare zazen va bene una stanza tranquilla. Siate moderati nel bere e nel mangiare. Lasciate da parte tutti i legami. Lasciate che tutte le cose si acquietino (dentro di voi). Non pensate al bene e al male. Non fatevi prendere (dal dualismo) del “è così e non è così”. Interrompete i rivolgimenti delle sensazioni, dell’intenzionalità e della coscienza. Smettete di dare valutazioni sul pensiero, le idee e le percezioni. Non abbiate intenzione di diventare un Buddha: perché mai allora attaccarsi caparbiamente allo zazen?

Nel luogo dove normalmente ci si siede, stendete un materassino e sopra di esso mettete un cuscino. Potete mettervi nella posizione del loto intero o nella posizione del mezzo loto. La posizione del loto consiste nel mettere innanzitutto il piede destro sulla coscia sinistra e il piede sinistro sulla coscia destra. La posizione del mezzo loto consiste nell’appoggiare soltanto il piede sinistro sulla coscia destra. Indossate un vestito e una cintura che non stringa e sistemateli (appropriatamente). Poi, ponete (il dorso della) mano destra sopra il piede sinistro e il palmo della mano sinistra nel palmo della mano destra. Premete i due pollici uno contro l’altro. Quindi, raddrizzate il corpo e sedete eretti, non pendete né a sinistra né a destra, non piegate il corpo in avanti e neppure indietro. E necessario che orecchie e spalle siano allineate, e anche naso e ombelico siano allineati. La lingua appoggi sul palato e le labbra e i denti stiano chiusi. Gli occhi devono restare sempre aperti. Il respiro nasale sia leggero. Dopo aver regolato la postura del corpo, esalate un respiro profondo e oscillate a sinistra e a destra. Sedete stabilmente e con determinazione. Fate pensiero il non pensiero. Il non pensiero! come pensarlo? Con l’a-pensiero. Questa è quindi la tecnica essenziale dello zazen. Lo zazen non consiste in una tecnica da imparare: è semplicemente il dharma della pace; è la pratica e la realizzazione della bodhi finale. Realizzando questo koan non sì è intrappolati nella rete. Se afferrate il significato di questo, sarà come il drago che trova l’acqua o assomigliare alla tigre che si affida alla montagna.

Dovete proprio sapere che il giusto dharma si presenta da sé davanti ai vostri occhi e (allora) intorpidimento e agitazione vengono eliminati fin dall’inizio. Quando vi alzate da seduti, muovete lentamente il corpo e alzatevi con calma. Non bisogna farlo in fretta e furia.

A ben guardare, superare l’ordinario e l’andare oltre il saggio, morire da seduti o morire in piedi, sono tutte cose che dipendono completamente da questa forza. E inoltre, afferrare le opportunità date dalla sorte con dita, bastoni di bambù, aghi e martelli, o presentare la realizzazione del satori (raggiunta) con (l’uso) dell’hossu con pugni, bastoni o col grido katsu!: non sono cose che si possano capire per mezzo del pensiero discriminante. Perché mai dovrebbero essere cose da potersi conoscere per mezzo della pratica e realizzazione di poteri soprannaturali? Essi dovrebbero essere modi di agire che trascendono il visibile e l’udibile. Insomma, non sono forse pratiche consolidate che vengono prima di conoscenza e comprensione? Quindi, senza discriminare tra conoscenza superiore e stupidità inferiore, non si facciano scelte tra una persona brillante e una persona ottusa. Dedicarsi con tutto se stessi alla pratica è proprio seguire la Via. La pratica e la realizzazione di per sé non sono cose che contaminano e anche il loro scopo (l’andare verso l’illuminazione) è cosa del tutto normale.

In generale, sia in questo mondo sia nell’altro mondo, sia in India sia in Cina, si possiede allo stesso modo il sigillo del Buddha, e pur mantenendo ognuno i propri principi religiosi, (dovunque) ci si applica soltanto al sedersi per sedersi e ci si rende inamovibilmente inaccessibili (alle distrazioni). Sebbene si dica che ciascuno è diverso dall’altro, (tutti) praticano lo zazen e seguono la Via. Perché mai si dovrebbe lasciare il proprio posto di zazen e inutilmente vagare nel mondo delle contaminazioni di altri paesi? Se si sbaglia anche un solo passo, si perde ciò che sta proprio di fronte.

Avete già ottenuto la funzionalità del corpo umano: non passate inutilmente il vostro tempo. Chi attenendosi alla essenza fondamentale della Via del Buddha, potrebbe trarre piacere alla leggera da (cose impermanenti come le) scintille ? E non solo questo: la forma e la sostanza sono come la rugiada dell’erba e la vita umana somiglia alla folgore del tuono (che durano solo un attimo). In un instante perciò essi sono vuoti e in altro istante sono perduti.

Vi prego, voi praticanti dello zen che seguite la Via, che a lungo avete imparato una imitazione delle realtà, non abbiate esitazione di fronte al vero drago (dell’illuminazione). Applicandovi con determinazione alla Via che punta direttamente al essenza della realtà, onorate le persone che sono complete nel sapere e si comportano secondo i principi della non-azione. Siate in accordo con la bodhi dei Buddha e trasmettete ai posteri il samadhi dei patriarchi Con una azione di questo genere protratta a lungo, diventerete sicuramente cosi. (Allora), si aprirà da sé il tesoro (della saggezza) e si potrà riceverla e usarla secondo la propria volontà.